Blog

Arturo Malignani e l'arrivo dell'energia elettrica a Pers

Arturo Malignani e l'arrivo dell'energia elettrica a Pers

        La linea elettrica che portava l’energia a Pers venne completata soltanto nel 1958,

quando ancora la piccola frazione faceva parte del Comune di Montenars. La linea, che raggiungeva Pers provenendo dalla vicina Cesariis, venne realizzata dalla ditta Contessi di Gemona del Friuli. L’energia elettrica veniva prodotta  dalla centrale idroelettrica di Vedronza, che fu costruita nel 1906, su progetto di Arturo Malignani e messa in servizio nel 1907. Tutti gli impianti elettrici delle abitazioni di Pers furono realizzati dal perito elettrotecnico Renato Lendaro, di Pradielis, coadiuvato da due giovani del posto. Renato tiene a sottolineare che tutti gli impianti vennero costruiti sottocosta.

       Negli anni '50, il lavoro degli elettricisti non era per nulla facile. I muri delle case erano costruiti esclusivamente in pietra per cui molto spesso erano costretti a tragitti anomali delle canalette, per non dover spaccare grosse pietre. Assieme all'incarico di realizzare gli impianti nelle abitazioni private, Renato assunse dal Comune di Montenars anche quello di predisporre un impianto d’illuminazione pubblica, con alcuni lampioni sparsi lungo le stradine nel paese.

       L'unico impianto che non venne predisposto da Renato, fu realizzato da Anselmo Cher, sempre di Pradielis. Negli stessi anni, Renato realizzò anche gli impianti elettrici, nella frazione di Musi, dove era stata appena portata l'energia elettrica.

       Il terremoto del 1976 danneggiò irrimediabilmente la linea elettrica costruita essenzialmente con pali in legno per cui negli anni successivi si provvide a ricostruire l'attuale linea con pali in calcestruzzo. 

La centrale idroelettrica di Vedronza 

       A cavallo tra '800 e '900, l'Alta Val Torre si rese protagonista per quanto riguarda l'introduzione e lo sfruttamento dell'energia elettrica in Regione. Lungo il corso montano del Torrente Torre, vennero infatti realizzati due primi impianti per la produzione di energia a scopi industriali, rispettivamente a Vedronza ed a Crosis. Fautore di questa "rivoluzione industriale" fu l'eclettico inventore udinese Arturo Malignani. Prevedendo l'estendersi dell'applicazione dell'elettricità agli usi pubblici e privati, ideò, progettò e portò a compimento le opere idroelettriche sul Torre. Prima, in ordine cronologico, fu la realizzazione della diga di Crosis, audace opera ingegneristica tutt'ora funzionante, eretta alla Bocca di Crosis. Iniziata nella primavera del 1898 e concepita soprattutto  per fornire energia elettrica alla linea tranviaria Udine-Tricesimo-Tarcento, l'opera venne rilevata dalla "Società Veneta per la Filatura dei Cascami di Seta", allo scopo di servire il grande stabilimento tarcentino che, al inizio '900, con i suoi 1500 addetti, rappresentò il motore decisivo per il lancio dell'economia delle Valli del Torre.

       Seguì, a distanza di pochi anni, la realizzazione della centrale idroelettrica di Vedronza, che sfruttava la forza motrice dell'acqua convogliata nella presa, a monte di Pradielis, per produrre l'energia necessaria all'elettrificazione delle tranvie urbane ed extraurbane udinesi. I lavori di costruzione iniziarono nel 1906 e terminarono l'anno successivo. La presa fu realizzata 3 chilometri a monte della centrale, in corrispondenza del primo ponte sul Torrente Torre, lungo il tratto Pradielis-Musi. Da qui, tramite un canale prevalentemente scoperto, l'acqua fu trasportata fino all'altezza di Vedronza dove, con una condotta forzata in acciaio, lunga 300 metri e del diametro di 1 metro, veniva fatto compiere all'acqua un salto utile di circa 70 metri. La condotta alimentava i tre generatori della centrale, costruiti ciascuno da una turbina tipo "Francio" da 585 HP, della "Siemens- Schuckert", forniti dalla Società Italiana di Elettricità. Collegata a Udine tramite una linea elettrica a 21 mila volt, la centrale forniva corrente ad alcune piccole industrie, ad una fabbrica di birra, ad un cementificio ed anche ad alcuni privati. Il servizio tranviario urbano ne beneficiò, a partire dal 1908.

        L'impianto rimase in funzione sino al 1968, quando fu dismesso da parte dell'ENEL poiché la sua produzione di 800 kW/h venne ritenuta insufficiente rispetto alle spese di gestione. Il fabbricato, che ospitava la centrale, brillante esempio di archeologia industriale, fu demolito negli anni '80 in seguito ai danni subiti dal terremoto. La grande condotta forzata, che scendeva da Lusevera a Vedronza, venne smantellata, come anche la chiusa di Pradielis, parzialmente demolita; mentre la roggia di derivazione è ancora parzialmente integra.         

        Nel Comune di Lusevera, la fornitura di energia elettrica nelle diverse frazioni avvenne nel seguente ordine: Vedronza nel 1919, Pradielis e Lusevera nel 1920, Cesariis e Micottis nel 1927, Villanova delle Grotte nel 1946, Musi nel 1958 e Pers appunto nel 1958. Nel 1961 fu raggiunta anche Uccea, che però faceva parte del Comune di Resia.

Chi era Arturo Malignani 

       Nacque a Udine il 4 marzo 1865, da Carolina Ruggeri e da Giuseppe, che fu un conosciuto pittore poi dedicatosi alla fotografia. Morì, sempre a Udine, il 15 febbraio 1939. Arturo fu la classica figura di un uomo che si creò dal nulla: di modesta famiglia, proveniente dal cividalese, rimase orfano di padre e di madre ancora giovanissimo e, in un primo tempo, continuò il lavoro di fotografo nello studio lasciato dal padre. Diplomatosi all'Istituto Tecnico di Udine, nel 1883, si  iscrisse poi ai corsi di ingegneria a Padova e a Milano. Si ritirò dopo pochi anni, non prima di aver seguito le lezioni dell'ingegner Giuseppe Colombo, il cui nome è legato alla nascita dell'ingegneria elettrica in Italia. A Udine, dal 1886, fu decisamente impegnato nei suoi esperimenti di ottica e chimica fotografica e di elettrologia.          

       Nell'orto di casa, sul versante occidentale del castello, si costruì un laboratorio e cominciò a fabbricare lampade elettriche. In seguito Arturo allargò il suo laboratorio e costruì una prima centrale termica, una turbina sulla roggia e poi altre due sul canale Ledra. Gli esperimenti su queste "fonti di luce" impegnavano da parecchi anni scienziati inglesi e americani, per eliminare la difficoltà di durata e di fabbricazione. Le prime esperienze positive, fatte nel 1878 da Thomas Alva Edison, portavano la durata delle lampade a dieci o quindici minuti, ed erano costosissime. Per la vuotatura della lampada, erano necessarie ore e i filamenti di carbone duravano al massimo cento ore.

       Il Malignani, pur non essendo uno scienziato di grido, sviluppò una produzione di lampade ad incandescenza e, con il suo procedimento tutto nuovo, riuscì ad eliminare la maggior parte delle difficoltà dì fabbricazione allungando la durata delle lampade fino a ottocento ore. Nel 1884, Arturo Malignani illuminò vetrine e luoghi di lavoro. Così scrive il "Giornale di Udine" nel 1886: Nuovo stabilimento industriale cittadino. Modesto nelle apparenze, ma utile e assai importante per i risultati che può offrire nel campo scientifico-industriale si presenta il laboratorio nuovo del tutto in Friuli che la Ditta Malignani e Compagni, piantò, or non è molto, fra la via Sottomonte e gli Spalti del Castello... il laboratorio è messo in azione da una macchinetta a vapore verticale di 4 cavalli ed una dinamo di 180 Volta e 15 Ampère ed una batteria di 100 accumulatori. Ha organizzato il lavoro in guisa che ormai può fabbricare 40 lampade al giorno.

        Nel 1887, ricevette a Udine la visita dell'ingegner Colombo che preparò la nascita di un "Comitato promotore di una Società cittadina per l'illuminazione elettrica della città di Udine". Un giornalista ben informato scrisse, su "La Patria del Friuli" del 14 gennaio 1888, di una riuscita dimostrazione di illuminazione: Benissimo riuscito un esperimento di luce elettrica, ieri sera, in Piazza Vittorio Emanuele, dell'egregio sig. Malignani Arturo. A metà febbraio, il Comune firmò un "Capitolato per l'illuminazione elettrica pubblica e privata della Città di Udine, convenuto tra il Municipio e l'Impresa Sociale Volpe cav.Marco e Malignano Arturo".

         Il 31 dicembre 1888 si spensero i candelabri a gas che furono sostituiti, dal 1 gennaio 1889, con 430 lampade elettriche a incandescenza "Sistema Malignani" e 3 lampade ad arco. In realtà, Udine, terza città in Europa con l'illuminazione elettrica dopo Milano e Londra, ebbe grazie a Malignani le lampadine migliori al mondo per qualità.

         Malignani brevettò il suo sistema solamente nel 1894, in quanto prima non lo riteneva necessario, convinto che all'estero inventori come Edison e Philips avessero certamente fatto meglio di lui. Immediatamente, la Edison italiana acquisì il brevetto da Malignani, e fece da intermediaria con la Edison statunitense per la cessione dello stesso. Nel 1896, Malignani si recò a New York, e lo stesso Thomas Alva Edison rimase meravigliato della qualità del brevetto del giovane friulano, che divenne, con la cessione, l'uomo più ricco di Udine.

         Il suo metodo per produrre il vuoto nelle lampade ad incandescenza - grazie al quale molti dei gas venivano estratti con l'ausilio di una pompa meccanica, mentre il rimanente (che era sempre stato la parte problematica da rimuovere) veniva precipitato nel bulbo dall'azione del fosforo - è tutt'oggi impiegato, sia in tutte le lampade a vuoto, che in tutte quelle a gas rarefatti, perché è necessario togliere tutti i gas atmosferici, prima di introdurvi l'argon o l'azoto.

        Malignani fu anche un pioniere nello sviluppo dell'energia idroelettrica, fondamentale in un paese come l'Italia, tradizionalmente povero di fonti di energia fossile. Iniziò costruendo centrali termoelettriche ed idroelettriche sui salti delle rogge cittadine, ancora insufficienti per le esigenze di consumo. Il Friuli era però caratterizzato da corsi d'acqua di carattere discontinuo, quasi torrentizio, difficili da sfruttare per aver una fonte di energia stabile e continua. Fu così che fece costruire una diga a Crosis, tra 1897 e 1900, per rifornire d'acqua la centralina che produceva energia elettrica per il cascamificio di Bulfons.

        Fece costruire un'altra centrale idroelettrica a Vedronza, tra il 1906 e il 1907, sfruttando le acque del Torrente Torre. Quest'ultima, distrutta dal terremoto del 1976, consentì di rifornire Udine di elettricità per le industrie, per l'illuminazione pubblica e privata e per l'elettrificazione del sistema tranviario cittadino (anch'esso un'opera pionieristica, di prim'ordine per l'epoca). Nel 1891, sul lato di ponente del colle del castello della propria città, Udine, all'interno del giardino della sua abitazione, in una torretta che esiste tutt'oggi, impiantò una stazione meteorologica. Quest'ultima, inizialmente affiancò la stazione meteo dell'Osservatorio di Udine ma, dopo il 1914, divenne la stazione con la strumentazione più avanzata del momento. Molti altri progetti, ideati nel territorio montano, rimasero però solo sulla carta, come lo stabilimento idrotermale a Patochis, oppure un ponte nei pressi di Tarcento con una sola arcata.

          La produzione di energia elettrica richiedeva, allora più di oggi, la disponibilità di grandi riserve idriche e, perciò, la costruzione di dighe di sbarramento di fiumi e torrenti, e di conseguenza occorreva tanto cemento. La necessità di produrre in proprio il cemento era chiara ad Arturo, fin dagli anni 1897-1900, anni della costruzione della diga dì Crosis, sul Torrente Torre, vicino a Tarcento. E', quindi, degli anni immediatamente successivi l'avvio della ricerca di giacimenti di marna sul nostro territorio. Inizialmente, Arturo Malignami pensava ad una cava situata più vicino a Cividale, e perciò aveva fatto delle analisi su campioni dì materiale prelevato da Pietro Toffoletti e Pietro Malignani, ai piedi della collina di Cuàl e nel Tóf; ma poi, evidentemente non soddisfatto, aveva indirizzato le sue ricerche verso una località sita poco a Nord di Canalutto. Là, Arturo s’imbattè nei poderosi banchi di marna della Gniviza. La scoperta lo portò, immediatamente, alla decisione di fondare una Società per lo sfruttamento del giacimento appena scoperto e di avviare la costruzione della fabbrica di Udine per la produzione di cemento.

[GALLERIA DI FOTO]


Stampa   Email