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La Madonna della Guardia a Pers

La Madonna della Guardia a Pers

Verso il 1920 Pietro Moro (01 giugno 1889) decise di trasferirsi, assieme alla moglie Anna Cragnolini (14 settembre 1895),

in “cerca di fortuna”, a Genova. Qui trovò impiego presso la portineria di un grosso condominio di Corso Firenze e con questo tipo di lavoro ebbe la possibilità di conoscere moltissime persone. Dopo pochissimo tempo, pensò di sfruttare le sue conoscenze per trovare un’occupazione anche a parenti  ed amici del paese natio. Fu così che ebbe inizio la migrazione dei giovani di Pers verso la “città della lanterna”. La maggior parte di loro trovò lavoro nell’edilizia ma si registrarono parecchie assunzioni anche nelle FS.

         Fu sempre su idea dell’intraprendente Pietro Marchiol si iniziò a pensare alla costruzione della chiesa di Pers. Il 02 maggio 1930 scrisse una lettera al Vicario di Flaipano Sacerdote Ernesto Variola, per chiedere il suo interessamento presso il vescovo di Udine al fine di ottenere l’autorizzazione di costruire il luogo di culto. La richiesta venne sottoscritta da 30 giovani oriundi che si trovavano là. Ci fu la massima collaborazione da parte del sacerdote cosichè, il permesso venne concesso dall’Arcivescovo Monsignor Giuseppe Nogara il 01 dicembre 1930 alla tassativa condizione però, che tutti i capifamiglia, della piccola frazione sottoscrivessero un’ impegnativa di non inoltrare mai alcuna domanda, per ottenere la celebrazione della Santa Messa in giorno festivo nella chiesa da erigere.

         L’impegno di questi giovani fu molto importante sia per il contributo alla costruzione della chiesa stessa (quando rientravano in paese) che per le rimesse che effettuavano al fine di acquistare i materiali di  costruzione. Dato che erano molto fedeli praticanti ebbero parecchie occasioni di frequentare anche il Santuario della Madonna delle Guardia che era il più importante e conosciuto di tutta la zona. Quando si trattò di scegliere un patrono per la costruenda chiesa pensarono che questa Madonna potesse essere tranquillamente prescelta. Raccolsero il denaro necessario per far commissionare una statua in loco ed appena realizzata provvidero a traferirla a Pers tramite la ferrovia. Da Udine proseguì il viaggio su un furgone fino a Cesariis, dove a quel tempo, terminava la strada comunale. Qui venne organizzata una solenne processione, composta da decine e decine di fedeli in preghiera, che accompagnò la statua verso la sua nuova destinazione sull’altare della chiesa appena terminate.    

Madonna della Guardia

          II Santuario di Nostra Signora della Guardia - conosciuto semplicemente come Santuario della Madonna della Guardia - è il più importante Santuario Mariano di tutta la Liguria. E' situato sulla sommità del Monte Figogna (mt. 804), che si trova nel Comune di Ceranesi, ad una ventina di chilometri da Genova ed è retto attualmente da Monsignor Marco Granara.

         Pare che la denominazione "Guardia" sia dovuta al fatto che, da tempo immemorabile, sorgesse su quel monte una torre d'avvistamento, utilizzata per segnalare l'arrivo di nemici che, scendendo dalla Val Polcevera, potessero minacciare Genova. Il monte, per la sua posizione dominante, fu sede di postazioni belliche, coma ad esempio nel corso degli eventi legati alla guerra di successione austriaca (1746-1747), quando vi furono sistemate parecchie trincee austriache. Dal lato del mare, nelle giornate limpide, gli equipaggi delle navi possono scorgere, in alto, il Santuario.

         La devozione alla Madonna della Guardia ebbe inizio alla fine del XV secolo, in seguito ad una presunta apparizione miracolosa a Benedetto Pareto, un contadino della zona. Rimase, per lungo tempo, una devozione propria dei fedeli della Val Polcevera e si estese, successivamente, a tutto il ponente genovese, da Sestri, dove esiste il Santuario della Madonna del Monte Gazzo, a Pegli. Alcune fonti storiche locali riferiscono che la famiglia di Benedetto visse presso la località denominata, ancora oggi, dai Pareti (dai Pai nel dialetto locale), dove fino all'inizio del XX secolo erano ancora visibili i resti di un'abitazione a questi attribuita. Oggi, in quel luogo sorge un complesso di due cappelle. La più grande venne edificata intorno al 1905 su iniziativa dell'allora parroco di Livellato Don Eugenio Carossio e fu affrescata, tra il 1989 e il 1990, dal pittore e sacerdote genovese Don Francesco Boccardo, con scene tratte dalla storia dell'apparizione o tratte dalla storia più recente del Santuario, quali la visita di Papa Giovanni Paolo II nel 1985. La seconda cappella - più piccola - custodisce una lapide, risalente al 1818, posta in quel luogo dall'Onorevole Masseria del Santuario che recita cosi: In queste macerie vedi gli avanzi dell'abituro in cui soggiornava quel Benedetto Pareto, al quale apparve la Regina del Cielo, il 29 agosto 1490, e gli die' grazia di erigere in nome di Lei il tempio che torreggia in vetta al Figogna.

          Ogni anno, la domenica successiva al 29 agosto, la cappella, detta de "l'Apparizione", è meta di una solenne processione religiosa organizzata dai parrocchiani di Livellato e dalla loro Confraternita con il clero e i fedeli del Santuario principale. Dopo la morte di Benedetto, la devozione popolare gli attribuì il titolo di Beato che è tutt'ora utilizzato, nonostante la mancanza dell'autorizzazione ufficiale della Chiesa. Benedetto Pareto, sposato con Teresa, ebbe due figli, Pasquale e Bartolomeo, che alla morte del padre provvidero alla custodia del primo santuario. La storia dell'Apparizione è testimoniata in un memoriale notarile del 1530 in cui tre testimoni, verosimilmente tre contadini della Val Polcevera (tali Nicheroso Parodi di Cesino, Bartolomeo Piccaluga di Morego, Francollo Verardo di Livellato), riferiscono di avere conosciuto personalmente Benedetto e di sapere con esattezza come si svolsero i fatti che lo videro come protagonista principale. Tutto ebbe luogo sul citato monte che, in ligure, viene chiamato Monte Fighèugna.

           La cima del Monte Figogna era una comunaglia, cioè terreno lasciato liberamente ai contadini delle comunità che potevano qui venire a falciare il fieno, tagliare legna, .... Il 29 agosto 1490 Benedetto Pareto si trovava in questa località intento a falciare il fieno - secondo alcuni studiosi, però, è più possibile che l'evento risalga al 1487- e probabilmente verso le 10 del mattino (dato che attendeva la moglie che gli portasse il pranzo ed era usuale che nella Val Polcevera del tempo i contadini mangiassero verso tale ora), ebbe la visione di una Signora maestosa, dal viso bellissimo, con i modi dolcissimi e con un aspetto splendido. Ella disse di essere "la Regina del Cielo", cioè Maria la Madre di Gesù Cristo, e gli indicò il punto del monte dove pretese fosse eretta una cappella a Lei dedicata. Poiché Pareto era molto povero, Ella gli promise tutti gli aiuti necessari per il raggiungimento dello scopo.

         Quando la Signora scomparve, Benedetto illustrò dettagliatamente l'accaduto alla moglie che arrivò con il pranzo. La donna, in un primo momento, lo derise credendolo impazzito e successivamente cercò, in tutti i modi, di dissuaderlo poiché temeva per la perdita della sua reputazione che una così singolare storia gli avrebbe causato tra la gente del paese. L'umile contadino, convinto dalle argomentazioni della moglie, finse di dimenticare l'apparizione ma subito sopraggiunse il castigo. Qualche giorno dopo, infatti, quando salì su un fico che si trovava nel proprio cortile per raccogliere dei frutti, il ramo su cui era appoggiato si ruppe causandogli una caduta dalle conseguenza gravissime, tanto da ridurlo in fin di vita. Aveva appena ricevuto i Sacramenti dal Sacerdote del paese, quando la Madonna gli apparve per la seconda volta, rinnovandogli la richiesta di costruire la cappella, in cambio della grazia della guarigione oramai considerata impossibile. Improvvisamente, Benedetto si riprese benissimo e questo fatto convinse la moglie e gli altri presenti a credere in un miracolo.

           L'umile contadino riuscì così a far tacere la moglie e nel contempo riuscì a coinvolgere parecchie persone disposte a collaborare nella costruzione dell'edificio richiesto. In breve tempo, si riuscì ad edificare una piccola cappella che divenne un Centro di Culto per tutta la Val Polcevera, sino alla zona di Genova. Un documento del 1507, del Parroco di San Bartolomeo di Livellato, Giacomo Grandi, cita questa prima cappella associata alla sua parrocchiale. L'esigenza cultuale condusse, in brevissimo tempo, ad un primo ampliamento della struttura. A proposito della Chiesa grandissima edificata nel 1528-1530, una memoria del 1530 sostiene che corrisponde alla chiesa poi demolita per poter costruire l'attuale "Ospizio" agli inizi del 1900. La costruzione venne agevolata da una cospicua offerta del nobile locale Bartolomeo Ghersi che aveva guadagnato al lotto molto denaro, con il quale fece costruire una nuova chiesa su un pianoro poco distante dal luogo della prima apparizione. La nuova chiesa fu subito dotata di un campanile e venne poi affiancata da un primo ospizio per i pellegrini. I Pareto continuarono a mantenere la cura dell'edificio.

           Nel 1631 fu restaurato il coro, che presentava problemi di stabilità, e poi fu sostituita anche la statua della Madonna con una più grande che oggi viene ancora conservata nella cappella dell'apparizione. A differenza delle precedenti, tale statua rappresenta Maria senza il bambino Gesù in braccio. Durante il XVIII secolo, furono effettuati vari restauri al suo interno e fra l'altro venne sostituito l'altare maggiore (che oggi viene conservato in sacrestia) da uno in stile barocco (che attualmente si trova presso la chiesa di Santa Maria di Quezzi) e ricostruito il pavimento in ardesia e marmo. Furono affrescati i coro ed il presbiterio e iniziò ad essere arricchita di marmi, bassorilievi e statue, di cui alcuni tuttora presenti. Dopo la "Memoria del Principio" del 1530, apparve un altro documento con due testimoni citati: Lazzaro Parodi fu Corrado di Ceranesi e Stefano Parodi fu Pasquale di Torbi, nati entrambi nel 1530-1534 circa, i quali lasciarono, nel 1604, una deposizione con giuramento fatta davanti al notaio Mongiardino. In essa riferirono di aver, conosciuto e frequentato per molti anni il figlio di Benedetto Pareto, Pasquale, che alla morte del padre si prese la cura del santuario custodendo le chiavi e provvedendo alla mantenimento dello stesso. Stefano Parodi asserisce di aver lavorato alle sue dipendenze come muratore. I due testimoni inoltre riferiscono essere il culto noto in tutta la Val Polcevera.

           Successivamente ribadiscono l'importanza dell'apparizione gli storici genovesi p. Agostino Schiaffino (prima metà del Seicento), Giuliano Giancardi (1652), p. Aurelio Richeri (1732), Giacomo Giacardi (1732), Poch, Accinelli, Paganetti. Dopo l'ampliamento della chiesa nel 1530 si rese necessaria l'istituzione anche di una masseria. L'istituzione degli amministratori però non aveva escluso dalle loro funzioni i Pareto, soprattutto Pasquale, figlio di Benedetto, che continuarono a dirigere direttamente l'attività del Santuario e che più volte vennero eletti massari. Tali appaiono così nel 1594 Giovanni Pareto, nipote di Benedetto, e nel 1596 suo fratello Cipriano Pareto.

           I Pareto non potevano però chiedere il Giuspatronato, essendo stata la Grande Chiesa del 1530 eretta con i denari di altri. Tale pretesa venne accampata soltanto nel 1610 da Giovanni Pareto, ma nonostante le sue proteste non venne accolta. Le celebrazioni liturgiche nel Santuario spettarono al Parroco di Livellato sino al 1530 ma dopo la costruzione della nuova chiesa per alcuni periodi venne nominato un Cappellano fisso che fu però alle dipendenze del citato Parroco. Nonostante ciò, la chiesa veniva chiusa nei periodi freddi invernali. Il primo Cappellano fu un certo Francesco, citato dai documenti della masseria verso la metà del XVI secolo. Tra le devozioni qui celebrate acquistò spazio il culto del Rosario, in nome del quale nel 1598 venne istituita la Compagnia dell'Altare del Rosario in testa alla navata di sinistra. Il culto di Nostra Signora della Guardia venne apprezzato dal visitatore apostolico Monsignor Bossio che nel 1582 visitò tutte le chiese dell'Archidiocesi genovese. A metà ‘800 si rese necessaria la costruzione di un nuovo Santuario. Venne redatto un primo progetto dall'architetto Maurizio Dufour, poi non portato a termine per i costi troppo elevati. Il 14 giugno 1857 l'Arcivescovo di Genova Andrea Charvaz pose la prima pietra del nuovo edificio. I lavori procedettero a rilento fino al 1865 quando il sito scelto per la costruzione fu ritenuto non idoneo e quanto già costruito abbattuto.

             Nel 1866 si scelse un nuovo progetto dell'ingegnere Luigi Bisi di Milano; fu necessario spianare parte della sommità del monte e il lavoro fu eseguito con l'opera dei fedeli della val Polcevera. Le opera edili, che comportarono anche la demolizione della foresteria, iniziarono però soltanto nel 1878 grazie alla volontà del nuovo Arcivescovo Salvatore Magnasco e all'opera degli abitanti della valle che, a turno, fornivano manodopera gratuita alla realizzazione della chiesa, che fu terminate nel 1889 e inaugurate il 26 maggio 1890. Da quell'anno il Santuario ha un suo Rettore.

             Fra le grazie, qui registrate, si ricorda quella a Fra Giuseppe Maria Simbelli, converso dei Padri Trinitari di Santa Maria della Mercede, della Parrocchia di San Benedetto di Fassolo (San Benedetto al Porto), che sofferente di etisia, il 26 luglio 1727 si fece portare al Santuario e ne ricevette la guarigione. Il miracolo venne dichiarato con decreto del 17 giugno 1728 dal Vicario Generale Arvivescovile Monsignor Giuseppe M. Bolina. Indulgenze e privilegi vennero riferiti al Santuario dall'arcivescovo De Franchi (1727), dal Papa Clemente XIV (1773), dal Papa Pio VI (1797). Il Santuario fu meta di pellegrinaggi da quasi tutte le parrocchie del circondario. Un importante pellegrinaggio si svolse il 21 luglio 1871, in occasione del Giubileo Pontificale di Pio IX. Ad esso seguì quello del 16 giugno 1876, in occasione del trentesimo anno dì pontificato sempre di Pio IX. Il 7 luglio 1876 si recò in visita al Santuario l'Arcivescovo di Genova Monsignor Salvatore Magnasco, che vi ritornò il 23 agosto 1887. Queste due visite sancirono inoltre l'inizio dei lavori di ricostruzione del Santuario nelle forme attuali. Ultima visita pastorale dell'Ottocento, fu quella, del 4 ottobre 1897 fatta dell'Arcivescovo di Genova Monsignor Tommaso Reggio.

             Nel 1990 l'Arcivescovo Giovanni Canestri pose sotto l'auspicio della Madonna della Guardia la missione diocesana che si sarebbe aperta due anni dopo, cioè nel 1992, nel barrio del Guaricano, a Santo Domingo, in Repubblica Dominicana.

L'Edicola della Madonna della Guardia nei Giardini Vaticani

             Del miracolo di Nostra Signora della Guardia viene elaborata una particolare iconografia, sia pittorica che scultorea, ricorrente in varie immagini e statue di edicole in Genova e dintorni. La si distingue per la presenza di Benedetto Pareto inginocchiato a destra con la Madonna in piedi di fronte, col Bambino sul braccio sinistro, mentre con l'indice della mano destra indica il luogo ove costruire la cappella. Il culto si diffonde anche con ulteriori Santuari.

            Ad esso sono intitolate diverse chiese: Nostra Signora della Guardia di Bavari e, nel basso Piemonte, Nostra Signora della Guardia di Gavi (in direzione di Parodi Ligure), a Tortona. Si può rilevare con particolare interesse come il culto a Maria, nella memoria della sua apparizione sul Monte Figogna, sia anche diffuso nella Val d'Aveto, nell'entroterra ligure della Provincia di Genova. Molte frazioni ricordano l'apparizione grazie al culto radicatosi nelle piccole realtà delle valli. Sono presenti numerose cappelle.

           Altre memorie presenti in tale valle si riferiscono, oltre logicamente al patronato della Nostra Signora di Guadalupe (un Santuario è presente a Santo Stefano d'Aveto), all'apparizione di Nostra Signora di Montallegro a Rapallo e Nostra Signora dell'Orto a Chiavari.

L'ospizio dei pellegrini

            A svolgere tale funzione era inizialmente una piccola casa, situata accanto alla chiesa, che viene indicata dagli atti della visita pastorale di Monsignor Bossio del 1582. Era la casa che, probabilmente costruita dai figli di Benedetto Pareto, era stata venduta dai nipoti di questi ai massari del santuario nel 1590. Alla fine del XVIII secolo, non essendo questa costruzione sufficiente a svolgere la funzione richiesta, venne costruito un idoneo edificio, realizzato grazie alle donazioni dei fratelli Marcello Durazzo e padre Gerolamo Durazzo.

            La sua realizzazione inizia nel 1780 e si protrae per molto tempo, anche per le difficoltà di portare i materiali sulla vetta del monte. Nel 1785 i massari ottengono dal Senato genovese la licenza di richiedere offerte in tutta la Val Polcevera per reperire i fondi necessari; tra i donatori privati si aggiungono Agostino Ligioli che contribuisce con un mutuo gratuito di 8.000 lire grazie al quale l'edificio venne aperto nel 1785 e terminato definitivamente pochi anni dopo.

           Per l'aumento delle parti costruite, il 16 marzo 1797 Gerolamo Durazzo espone al Senato che non sono sufficienti i due massari concessi per amministrare il complesso e ne richiede altri quattro. L'ospizio così ampliato contava pertanto due corpi di fabbrica, planimetricamente disposti ad L, che si dipartivano dall'abside della chiesa il primo, e su di esso si innestava perpendicolarmente l'altro, parallelo alla chiesa sul lato di Ponente. Il secondo venne demolito per la costruzione dell'attuale chiesa, mentre il primo rimane tuttora inglobato nelle successive ricostruzioni. L'aspetto originario dell'ospizio lo si vede dal qui esposto acquerello di Marco Nicolosino del 1820.

Il nuovo santuario

            A metà ‘800 si rese necessaria la costruzione di un nuovo Santuario. Venne redatto un primo progetto dall'architetto Maurizio Dufour, poi non portato a termine per i costi troppo elevati. Il 14 giugno 1857 l'Arcivescovo di Genova Andrea Charvaz pose la prima pietra del nuovo edificio. I lavori procedettero a rilento fino al 1865 quando il sito scelto per la costruzione fu ritenuto non idoneo e quanto già costruito abbattuto. Nel 1866 si scelse un nuovo progetto dell'ingegnere Luigi Bisi di Milano; fu necessario spianare parte della sommità del monte e il lavoro fu eseguito con l'opera gratuita dei fedeli della vai Polcevera. Le opere edili, che comportarono anche la demolizione della foresteria, iniziarono però soltanto nel 1878 grazie alla volontà del nuovo Arcivescovo Salvatore Magnasco e all'opera degli abitanti della valle che, a turno, fornivano manodopera gratuita.

           La chiesa fu terminata nel 1889 e inaugurata il 26 maggio 1890. Dallo stesso anno il Santuario ha un suo rettore. La Basilica ottocentesca è stata progettata dall'ingegnere Guglielmo Calmieri. È una chiesa a croce latina a tre navate. La navata centrale e la controfacciata sono decorate con affreschi di Antonio Giuseppe Santagata (1963) dedicati alla vita della Vergine. Gli affreschi della cupola, realizzato da Pasquale Arzuffi di Bergamo, rappresentano Maria circondata dai Santi protettori della Repubblica di Genova. Dietro l'altare di marmo si trova un tempietto disegnato dal Richini con la statua della Madonna della Guardia, scolpita nel 1894 da Antonio Canepa; alla sinistra dell'edicola dell'altare maggiore, un crocefisso da processione nero.

           Vi sono due cappelle laterali: una dedicata a San Giovanni Battista (con statua del Canepa) e l'altra a San Giuseppe, e due cappelle che partono dal transetto (con una statua quattrocentesca di Sant'Eusebio in quella di sinistra). Oggi le due cappelle di destra ospitano rispettivamente un presepio permanente (moderno ma eseguito nello stile dei presepi genovesi del ‘700, raffigurante scene di vita quotidiana nella Genova dell'epoca) e un altare dedicato alla santa Giovanna Beretta Molla, ornato con fiocchi rosa e celesti offerti al santuario da numerosi neo-genitori, che intendono così affidare i loro bambini alla protezione della Madonna della Guardia. Dalla navata sinistra si accede alla sala degli ex-voto.

            Qui i fedeli ogni giorno portano oggetti o messaggi di riconoscimento a Maria. Negli anni seguenti il numero dei pellegrini che si recavano al Santuario continuò a crescere. Nel 1903 la vecchia chiesa fu abbattuta per far posto alle strutture che ospiteranno il nuovo ospizio per il pellegrini e la foresteria. L'11 marzo 1915 Papa Benedetto XV, genovese, che tante volte, da giovane, aveva prestato al Santuario il suo ministero, elevò la chiesa al titolo di Basilica Minore. In seguito, nel 1917, lo stesso papa fece costruire nei Giardini Vaticani un'edicola in cui fece porre la statua della stessa Madonna donatagli come riconoscenza dai genovesi.

            Nel 1929 fu inaugurata un'innovativa guidovia per raggiungere il Santuario. Dieci anni dopo, nel 1939, la sommità del Monte Figogna venne spianata per consentire la costruzione dei nuovi servizi di ristorazione e accoglienza (la Casa del Pellegrino). Nel 1963 ebbero inizio i lavori per la costruzione della nuova strada carrabile che sarà asfaltata l'anno seguente. A seguito dell'apertura della strada nel 1967 sarà chiusa la guidovia ritenuta antieconomica, anche a seguito della scadenza della concessione demaniale.

            Nel 1969, per decreto del Cardinale Giuseppe Siri, il Santuario divenne parrocchia autonoma. Il 22 settembre 1985 il Santuario fu visitato da Papa Giovanni Paolo II. Nel 1990 fu celebrato il cinquecentenario con manifestazioni che coinvolsero tutta la diocesi e Giovanni Paolo II tornò a Genova per affidare la città di Genova alla Madonna della Guardia. Importanti interventi di adeguamento delle strutture, in vista dell'accoglienza dei pellegrini, sono stati effettuati negli anni di preparazione al giubileo del 2000. Il 22 maggio 2007 il Santuario ha ospitato l'arrivo della 10a tappa del 90° Giro d'Italia di ciclismo che ha visto la vittoria dell'italiano Leonardo Piepoli

           La notte tra il 17 e il 18 maggio 2008 il Santuario ha ospitato per il pernottamento Papa Benedetto XVI durante la sua visita pastorale a Genova. Nell'occasione il Papa ha portato in dono la Rosa d'Oro, importante riconoscimento pontificio, ponendola ai piedi della Vergine, durante una visita privata al Santuario stesso. Fino all'inizio dell’800 era un Santuario locale della Val Polcevera e di altri rioni di Genova. La sua importanza crebbe con la costruzione del nuovo Santuario alla fine del XIX secolo, per l'incessante attività del Rettore Malfatti, che resse il governo del Santuario per cinquant'anni, nonché per la devozione personale del Papa Benedetto XV, genovese. In precedenza il Santuario mariano più importante della Liguria era considerato quello dell'Acquasanta di Genova-Voltri o, dopo gli eventi del 1625, quello "della Vittoria" nei pressi del Passo dei Giovi, nel comune di Mignanego.

           Nel giugno 2004 si è tenuto al Santuario il primo "Convegno Pastorale delle Guardie nel Mondo" convocando al Santuario i Rettori delle chiese dedicate alla Madonna della Guardia nel mondo. Particolare interesse e curiosità suscita in Basilica, a destra dell'altare maggiore, l'altare della Vita dove vengono raccolti i fiocchi portati dai genitori per chiedere la particolare protezione della Madonna sui nuovi nati. Vi è esposta anche un'immagine di Santa Gianna Beretta Molla che da giovane era salita al Santuario. Ogni domenica, dopo la Messa del pomeriggio, si realizza l’affidamento a Maria" dei bambini già battezzati nella loro Parrocchia.

           Il Santuario di Nostra Signora della Guardia (Ceranesi) era meta da tempo di pellegrini e turisti in numero tale che già nella prima metà dell'ottocento si pensava alla costruzione di una ferrovia a cremagliera; l'idea fu abbandonata a causa degli alti costi di costruzione. Nel 1896 venne progettata una ferrovia a trazione elettrica che arrivò anche alla fase esecutiva, tanto che nel 1900 iniziarono i lavori presto abbandonati per sopravvenuti problemi tecnici ed economici. Il successivo progetto di una funivia fece naufragio a causa dello scoppio della prima guerra mondiale. Fu così che finita la guerra, negli anni ‘20, l'imprenditore piacentino Carlo Corazza in segno di devozione per grazia ricevuta prese l'iniziativa di collegare il fondovalle con la vetta del Monte Figogna con un mezzo meccanico dato che già da molti decenni si era sentita la necessità di migliorare le condizioni di trasporto dei numerosi pellegrini che fino allora raggiungevano la meta a piedi o a dorso di muli lungo i tortuosi sentieri esistenti.

            Nel dicembre del 1924 nacque la Società Anonima Ferrovia Santuario della Guardia con un progetto basata su di uno nuovo sistema, definito autoguidovia, inventato dal piacentino Alberto Laviosa che usava la trazione su gomma unendola alla guida su rotaia; il Sistema, con i dovuti distinguo, era il precursore delle moderne tranvie su gomma a via guidata. I lavori iniziarono nel 1925 con la costruzione della prima tratta dalla frazione di Serro, nell'allora comune autonomo di San Quirico alla località Cà Bianca nel comune di Ceranesi per una lunghezza di 8.861 metri con gli scambi per gli incroci siti nelle località di Riviera, Fontanassi, Gaiazza, Sareto, Panigone, Galleria e Piani.

             La tratta venne inaugurata il 28 luglio 1929. Il collegamento completo venne portato a termine qualche anno dopo, quando furono superate le resistenze dei proprietari della Masseria della Guardia, e inaugurato il 28 luglio 1934. Durante l'Anno Santo del 1950 la guidovia forni il suo massimo contributo trasportando un gran numero di pellegrini al Santuario del Monte Figogna, mediante numerosi convogli speciali e trasportando quasi 100 persone per ciascuna motrice, con punte di 3000 persone al giorno durante i giorni festivi. La realizzazione del collegamento stradale nel 1963 e l'inizio del servizio con gli autobus nel 1964 determinarono la crisi. I costi di esercizio sempre maggiori della guidovia e la necessità di costosi lavori di ammodernamento, proprio quando diminuivano i passeggeri, determinarono la definitive cessazione del servizioil 31 ottobre 1967, data di scadenza della concessione.

La guidovia

              L'infrastruttura dell'autoguidovia era costituita da due cordoli in calcestruzzo, larghi 25 centimetri, con delle rotaie che fungevano da guide (sistema Laviosa). Le automotrici, con motore a benzina, erano dotate di ruote in gomma piena dotate di bordino come quello delle ruote ferroviarie: le gomme, che sopportavano il peso dei veicoli, rotolavano sui cordoli in calcestruzzo posti esternamente alle rotaie; le rotaie invece, a scartamento metrico, guidavano i veicoli grazie al normale bordino ferroviario. Giunte a termine corsa i rotabili, monodirezionali venivano girati a mano su apposite piattaforme. I convogli erano solitamente composti dalla sola motrice con 18 posti a sedere e 40 in piedi alla quale potevano essere aggiunte fino a due rimorchi che avevano 40 posti a sedere e che venivano utilizzate solo durante i periodi di grande affluenza. La velocità commerciale era di circa 15 chilometri/orari. La linea, tutta a binario unico, raggiungeva una lunghezza complessiva di 10.594 metri, con un dislivello di 704 metri ed una pendenza media del 66,5 per mille, massima dell'83.

              Nel 1938 i motori a benzina delle due automotrici vennero sostituiti con i più economici motori diesel mentre dopo la seconda guerra mondiale vennero installati i freni ad aria compressa della Westinghouse. I binari della dismessa autoguidovia sono ancora visibili nella parte finale del percorso, ora attrezzato come percorso escursionistico. Oggi il tracciato della guidovia, praticamente intatto, nella parte iniziale è stato asfaltato e riutilizzato. La stazione di partenza e il deposito delle vetture non esistono più come del resto non esiste più nessun fabbricato della vecchia frazione di Serro completamente cancellata dall'industrializzazione.

             Dalla frazione di Sareto, nel Comune di Ceranesi, fino al termine il tracciato è rimasto inalterato ed è completamente percorribile fino a poche decine di metri dalla Cappella dell'Apparizione dove era posta la stazione di arrivo. Nelle località di Panigone, Galleria e Piani, si possono ancora vedere gli scambi per gli incroci e sia le due gallerie che il tratto costituito da un ponte in cemento armato sono ancora in buono stato di conservazione. Nel 2006 il Comune di Ceranesi ha dato il via ad un progetto di riqualificazione di questo tratto con la ripulitura e la messa in sicurezza dei tratti esposti che ha trasformato il vecchio tracciato in percorso escursionistico e pista ciclabile.

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